
La situazione è grave, molto più grave di quanto possa emergere da alcune testate giornalistiche. E non è disfattismo o catastrofismo: è la realtà.
In gioco c'è il nostro Stato di Diritto, la nostra Costituzione, la nostra LIBERTA'.
Nella vicenda Englaro il nostro governo ci sta mostrando come interpreti il termine democrazia: se vieni eletto dalla maggioranza della popolazione, puoi scegliere per la totalità di essa, sulla totalità degli argomenti, compreso VITA e LIBERTA' PERSONALE.
Il padre di Eluana ha seguito l'iter giudiziario, i tre gradi di giudizio, per capire quali possibilità vi erano di esaudire le volontà di sua figlia, senza uscire dal seminato della legalità e del rispetto per i principi fondamentali della nostra carta costituzionale. E l'iter giudiziario, nonostante i vari ricorsi, ha acconsentito, interpretando questo gesto di sospensione non come eutanasia, ma come interruzione di un trattamento medico, scelta che appartiene alla sfera delle libertà personali di un individuo. Sembrava la fine di una vicenda mediatica dolorosa e a tratti insensata, troppo chiacchierata, una fine regolare. Legittima.
Invece è intervenuto il potere esecutivo e la sua arroganza, affermando, in barba alle deliberazioni del potere giudiziario, che un simile trattamento di fine cure è da considerarsi eutanasia. E ha emanato un decreto per mettere ordine e legalità laddove non vi era.
Esecutivo 1 - Magistrati 0.
A questo punto il Presidente della Repubblica, garante dello stato e della costituzione, ha osservato che il decreto presenta numerose note di incostituzionalità, e quindi non lo ha approvato. Ha posto il nostro stato di diritto, i nostri diritti irrinunciabili al di sopra del caso singolo, al di sopra della diatriba tra partito della vita e partito della morte. Ha semplicemente fatto rispettare una carta che regola la nostra vita da più di sessant'anni, una carta più volte elogiata da politici italiani e non solo.
Reazione dell'esecutivo?
Cambieremo la carta costituzionale se necessario, e il comportamento del Presidente è a favore dell'eutanasia (poi ritrattata).
Quindi esecutivo 2 - resto del mondo 0.
Non sono nemmeno state prese in considerazione le motivazioni della non approvazione, non si è neppure pensato che forse si stava esagerando, presi dalla foga di "salvare" una vita umana (sempre che sia compito dell'esecutivo scegliere sulla vita umana, quando vi è già una carta costituzionale con questa funzione...), ma si è subito deciso che o è bianco o è nero.
Esecutivo per la vita, resto del mondo per la morte. Plauso della Chiesa.
Pertanto il quadro che si delinea da questa vicenda è riassumibile in:
- Esecutivo ha un potere che va oltre quello giudiziario, tale da emanare decreti o leggi che non tengano minimamente conto delle sentenze dei nostri giudici, sbagliate a priori. Il potere giudiziario viene così esautorato;
- Esecutivo al di sopra del Capo dello Stato, incapace di capire le motivazioni nobili che muovono certe decisioni, e troppo ligio a una "carta costituzionale filosovietica";
-Esecutivo al di sopra della carta costituzionale, cambiabile non appena non conforme con le idee del governo, e non pozzo per attingere conoscenza, luogo in cui rifugiarsi per salvaguardare i cittadini italiani, monito contro un qualunque attacco alla democrazia.
Sempre nell'ottica realista e non disfattista, queste sono le premesse per un colpo di stato, per un accentramento dei poteri nell'esecutivo, per un attentato alla democrazia e alle nostre libertà.
Infine sono davvero dolorose le parole del premier nei confronti di una donna in coma vegetativo da diciassette anni, a cui egli attribiusce la possibilità/capacità di partorire: come se il concepimento fosse esclusivamente un atto di inseminazione, e la donna come unicamente uno strumento per portare un feto a crescita completa, anche se questa donna non ha attività vitale rilevante (parlare, sorridere, ridere, camminare, baciare, abbracciare, etc) da diciassette anni. Una visione della donna e del concepimento medievale, o, forse, clericale.
Che sia il ciclo mestruale a fare di una donna una persona viva, attivamente viva, è assai discutibile: a fare una persona viva, attivamente viva, sono ben altre cose, come le relazioni, come le azioni quotidiane, come la possibilità di amare ed essere amata.
Davvero doloroso, soprattutto per il padre, sentire la propria figlia, da diciassette anni legata a un letto, essere trattata come una generatrice di figli, come una "cosa viva" e non come una persona. Penso che entrando nel merito di situazioni di questo tipo non bisogni mai anteporre i propri scopi e ideali al rispetto per chi soffre. Penso che non si possa affermare, riferendosi al desiderio del padre, che tanto affanno non nasconde “niente altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità”. Non si è NESSUNO per giudicare in questo modo un padre e il suo dolore.
Credo che il problema sia, appunto, il RISPETTO: delle persone e della libertà.
"No more lies, please"
