sabato 5 luglio 2008

Il ruolo dell'opposizione


- "In questi 18 mesi di governo del centrosinistra noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo per far cadere il governo Prodi" -

La mia riflessione parte dalle parole dette dall'allora On. Fini all'indirizzo dell'On. Berlusconi in seguito al fallimento dell'annunciata "spallata decisiva" al governo Prodi.
Che uno dei politici italiani di maggior peso e spolvero dia una lettura del genere al ruolo dell'opposizione è alquanto rappresentativo, a mio parere, della visione che oramai la stragrande maggioranza degli italiani, politici e non, possiede.
Sono convito che tra maggioranza e opposizione/i vi debbano essere divergenze, anche sostanziali, su come risolvere le problematiche del paese, dal momento che dovrebbero pescare da bacini culturali e ideologici diversi, uno di "destra" e uno di "sinistra". Pertanto differenze, che possono anche sfociare in scontri, è bene che ci siano. Il vero problema sta in come vengono intese tali differenze, se in modo costruttivo o distruttivo. Appare chiaro quale sia il modo di intendere negli ultimi anni da parte di tutta la classe politica.
Ritengo sia invece da richiamare alla luce la funzione originaria della politica, ossia quella di garantire il bene della collettività, anche a scapito di privati o piccole oligarchie o caste. Se questa fosse davvero l'idea che i nostri politici possiedono della politica, allora apparirebbe assolutamente contraddittorio assumere un atteggiamento distruttivo, mentre verrebbe esaltata la visione costruttiva della diversità. 
Senza cadere però, come ha rischiato il Pd e Veltroni, nel perdere questa diversità in nome di un fantomatico quanto sperato dialogo tra le parti: se dialogo si vuol avere, esso può esserci solo tra due posizioni diverse, ma consce delle proprio diversità e fiere delle proprie basi ideologiche; ben diverso da un miscuglio che vorrebbe essere omogeneo, ma è per sua natura eterogeneo e poco conscio di ciò.
Pertanto due sono i piani, uno di seguito all'altro: in primis è necessaria un'ampia riflessione sulla politica (definizione, funzione, competenze), e in seguito una rivisitazione del ruolo dell'opposizione, alla luce dell'idea che ambedue le parti concorrono per lo stesso obiettivo, il bene del paese. Risulta anacronistico, o dovrebbe essere tale, la volontà assoluta di imporre un predominio da parte di una delle due fazioni, senza l'umiltà di riconoscere quanto di buono possano fare anche gli avversari.
Anacronistico perché se la politica vuole rappresentare tutta la collettività, non può pensare di poterlo fare ignorando la visione che una parte di questa ha rispetto alla vita, un'ideologia e una cultura che di fronte alle problematiche assume una posizione differente dalla propria, ma presente nel paese. Ignorarla è segno di grande arroganza, oppure che la politica ha smesso di rappresentare tutti, ma si sta avvicinando a una concezione oligarchica della forma di governo, a scapito della tanto bistrattata democrazia.
E vorrei sottolineare un punto focale: se di riflessione politica si sta parlando, che nessuno si senta escluso, perché la politica non è fatta dai politici, ma è rappresentata da essi, per incarico degli elettori. Pertanto la riflessione va fatta a partire da noi, dal nostro piccolo orto, anche perché i politici di domani sono gli elettori di oggi.
Pensiamo alle nostre piccole discussioni familiari, con la/il ragazza/o magari: come ci poniamo di fronte a una visione diversa dalla nostra dei fatti? Cerchiamo di convincere l'altra/o della nostra posizione, o con pazienza ascoltiamo e ci sforziamo di capire le altrui argomentazioni?
Basterebbe che ognuno di noi riflettesse su queste piccole cose, per sperare di ottenere un cambiamento al vertice, cambiamento tanto necessario per questo paese sull'orlo di una crisi irreversibile (senza voler comunque essere catastrofici...). 
Se un domani vogliamo avere, dobbiamo sforzarci di costruirlo, e non pensare che persone in media di 60-70 anni possano darcelo.
Passate parola.

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