Dopo la proposta del leghista Salvini, e in seguito alle continue uscite poco fortunate del nostro premier, ho capito che non è la stessa cosa: ho fatto un collegamento nemmeno troppo in dietro nel tempo, e l'ovvietà mi si è palesata.Di cosa sto parlando?
Mi riferisco alla possibilità di dire battute, anche battutaccie, che possiedono i nostri politici o ritenuti tali, rispetto alla libertà di compiere lo stesso gesto da parte di un cittadino non politico.
Un politico, infatti, può dare dell'abbronzato a Obama, può provarci con tutto quello che ha una vagina tra le gambe, può dare del coglione all'elettore medio di sinistra, può essere razzista, fare proposte che ricordano in ventennio, insomma ne può fare di ogni. E noi cosa possiamo fare?
Beh noi, non proprio noi, prendiamo ad esempio chi per lavoro dovrebbe far ridere: i comici. E ripensandoci mi viene in mente la polemica nata attorno a Vauro e alle sue vignette sull'Abruzzo, episodio nel quale non entro in merito. Ma la reazione dei nostri politici e dell'azienda Rai, eh quelle mi interessano, perché mostrano come davvero i nostri politici siano casta.
Vauro è stato sospeso per una settimana e l'episodio è stato censurato da tutti e giornali e dall'intero arco politico, con rare esclusioni che parlavano di una non bene delineata libertà di espressione e critica. Perché Vauro aveva offeso le vittime del territorio, non aveva partecipato allo slancio solidaristico tipicamente italiano, ma si era messo a fare polemica subito dopo il terremoto e...dai, non si fa!
Invece dire che ci vorrebbe un vagone in metro solo per i milanesi, questo non è offensivo? Dare dell'abbronzato al presidente degli Stati Uniti, questa è solo una battuta scherzosa?
Mi sale l'acido dallo stomaco, perché siamo davvero di fronte all'assurdo divenuto normalità, perché ormai si può dire tutto e smentire anche quello che non si è detto, basta dire che è una battuta, oppure che si è stati fraintesi o, meglio ancora, che è tutto architettato dai comunisti.
Io credevo, nella mia mente deviata da comunista sesantottino, che il politico fosse il primo fra i cittadini, soprattutto in quello che dice: invece è il contrario! Il politico in quanto tale può scusarsi ed essere scusato, mentre chi per vivere ha scelto di far satira no, deve essere censurato o meglio autocensurarsi.
Sono queste per me le cose davvero tristi di questa politica e di questo modo di far politica, non tanto se Veronica si separa da Silvio, perché son affari loro: gli altri, invece, sono anche affari miei.
Di certo nostri.

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