sabato 26 luglio 2008

L'(ab)uso delle televisioni

Alcuni giorni addietro mi è capitato, in una delle rare occasioni in cui guardo la TV (TG1), di ascoltare un servizio sull'appena approvato Lodo Alfano, nel quale si proponeva un'intervista al capogruppo PDL alla Camera on.Gasparri. Quest'ultimo si compiaceva, ovviamente, per l'esito della votazione parlamentare, e afferma convinto che finalmente l'Italia si allinea alle altre grandi democrazie europee, nelle quali è già in vigore una legge simile al Dolo Berlusconi. E cita il caso della Francia.
Mente. Mente spudoratamente. E mente o per ignoranza, o in malafede. NESSUNO lo smentisce. Non esiste un'altra intervista che possa fungere da contraddittorio. La menzogna passa liscia come l'olio ai telespettatori, che un domani saranno elettori fedeli e servili.
Certamente l'on.Gasparri può non conoscere la situazione francese perfettamente (così come paragona il CSM a una cloaca), ma se così fosse:
- sta zitto;
- i giornalisti, o almeno quelli tali, devono reagire;
- i politici dell'opposizione si devono indignare e reagire.

Niente di tutto questo: piattume generale. Che uno dei politici più importanti dello stato si inventi cazzate per spiegare e legittimare una legge insensata non provoca nessuna conseguenza. Male. Dov'è l'opposizione in tutto questo?
Chiariamo: in Francia solo il capo dello stato è immune per il periodo della sua carica, e finita questa si becca il suo bel (eventuale) processo. Vedi Chirac. Ma il premier e gli altri ministri non sono assolutamente immuni: non sono, pensate, nemmeno parlamentari, per cui non godono neanche della protezione del Parlamento. Da noi così?
Come spiega il "Santo Subito" Travaglio, nel link precedente, dovremmo prendere lezioni di legalità dall'Albania, perfino. Con una retromarcia rispetto ai diritti democratici i nostri politici pensano di far rialzare una democrazia a terra: siamo messi bene.

Perché mentire?
Se un governo vuole fare una legge, che senso ha mentire?
Per sentirsi meno in colpa, visto che è una legge per e solo per Berlusconi?
Ma fatela la vostra legge, ma non manipolate la gente! Lasciate a ognuno la libertà di pensare, riflettere e farsi una propria idea sui fatti: perché voler creare un gregge di pecore attraverso continue e continue menzogne?
E noi?
Reagiamo o stiamo qui a fare le belle pecorelle?
Non è una questione di schierarsi, ma di pretendere correttezza e rispetto dalla nostra classe politica. E' una questione di tirare fuori le palle, e farne sentire la consistenza.
Sempre che i giovani di oggi le abbiano ancora.

Infine una riflessione sulla TV.
Bisogna stare attenti e usarla con cautela: manca la correttezza in chi crea i programmi, oramai sempre più usati per manipolare e sempre meno per informare in maniera imparziale.
State attenti e non fidatevi delle facili soluzioni: la verità è sempre il traguardo di un percorso a ostacoli.

Passate parola, anche durante le (buone) vacanze.

lunedì 21 luglio 2008

Nord - Italia - Sud

Argomento del giorno in Italia: dito medio di Bossi a proposito dell'inno d'Italia (quindi non suo?), e accuse casuali e senza fondamento sui professori del Sud.
In un'Italia che sta economicamente andando verso il baratro, con mille mila problemi da affrontare, il parlamento deve perdere tempo a replicare alle insinuazioni di un rozzo: psicopatico? idiota? malato? Magari! Lo hanno fatto di nuovo ministro, quindi in linea teorica rappresentante di tutti gli italiani...
Se queste sono le priorità dei nostri politici (del ministro delle riforme), siamo alla frutta. Dover riprendere discorsi come la distinzione tra Nord e Sud, come il razzismo tra fratelli ("Fratelli d'Italia...") fa capire quanto i politici italiani siano assolutamente sfasati rispetto alla popolazione, dal momento che non hanno il coraggio (o la convenienza) di affrontare i veri problemi dei nostri giorni, fermandosi a stupide discussioni da bar.
Nel 2008 dover scrivere, leggere e discutere di questi argomenti deve far pensare ognuno di noi sul senso e l'anacronismo di tali argomenti; sfrutto questo per ricollegarmi a una delle argomentazioni a sostegno, almeno all'apparenza, della distinzione Nord-Sud: i rifiuti.
Segno di grande inciviltà, la piaga dei rifiuti affligge da svariati anni Napoli e altre città del Sud Italia, senza che si trovi una definitiva soluzione di continuità: basti pensare che Napoli è commissariata per l'emergenza rifiuti dal 1994. Questo problema oramai cronico viene spesso addotto per dimostrare l'inferiorità degli abitanti del Sud rispetto ai nordici: "se non sanno nemmeno gestire la loro spazzatura, vuoi che siano capaci di educare e istruire i nostri figli padani?!?", potrebbe essere la tipica esclamazione del leghista medio. Ma dimostra una certa superficialità, denotata anche nelle esternazioni del loro leader.
Come il bel documentario "Biutiful Cauntri" mostra, il problema dei rifiuti non può essere semplicemente e sbrigativamente visto come un problema della gente "di giù", perché si presenta assai più complesso. In primo luogo, certamente, manca una cultura alla raccolta differenziata e alla legalità in generale, ma in secondo luogo si deve ricercare chi davvero trae beneficio dallo smaltimento illegale di materiale pericolo, o dal non smaltimento di quello ordinario. 
Qui sta il punto focale: la malavita organizzata è la prima responsabile in questo senso, perché ideatrice e mano di un traffico che è secondo solo a quello degli stupefacenti, ma è certamente affiancata da appoggi politici e, soprattutto, clienti. Già da questo si capisce come il problema sia italiano e non meridionale, e sia figlio di una visione del Sud come una discarica d'Italia perché le maglie della giustizia sono più larghe che altrove. Da dove vengono i rifiuti pericolosi? Chi può giurare che non vengano da imprenditori del Nord (magari leghisti!) che vogliono risparmiare il più possibile su uno dei costi maggiori per le imprese?
E le istituzioni, che sono di tutti e composte da cittadini di tutta Italia, che fanno di fronte a situazioni come quella di Napoli? Si danno da fare o assecondano lo status quo?
Pertanto credo che sia opportuna una riflessione più ampia (come sempre...mi ripeto troppo...), che vada a cercare le reali cause e che non venga, come spesso accade, strumentalizzata per ottenere interessi secondari e troppo spesso particolari.
Che senso ha, di fronte a un siffatto ragionamento, dire che i professori del Sud sono inadatti a educare i ragazzi del Nord? Cos'è un fatto genetico? Oppure conviene solo a quelle menti che hanno interessi a vedere il meridione come la nuova Africa, dalla quale trarre risorse (uomini, fauna, flora) e nella quale scaricare tutto quello che non si può tenere in uno stato tanto civile come quello padano.
Così civile da nascere dalla distinzione tra civis appunto: un paradosso non da poco.
Passate parola.

sabato 19 luglio 2008

Giustizia

La camera ha approvato, è notizia di pochi giorni fa, il lodo Alfano, ex lodo Schifani, meglio noto come dolo Berlusconi, per dirla alla Travaglio. Riesce difficile credere che questa sia una priorità per lo stato italiano, o meglio, per i suoi cittadini; piuttosto sembra una nuova versione di una legge ad personam già bocciata per incostituzionalità, ma oggi con l'aggravante del consenso da parte del capo dello stato, consenso obbligato in nome del dialogo tra le parti.
E già qui di carne al fuoco ce ne sarebbe per molti e molti giorni e post, ma scelgo quella che più mi interessa, anche perché mi ricollego al sondaggio chiuso settimana scorsa: scelgo il tema della giustizia. Evito anche i giudici: mi sembra una causa persa, dato che oramai sono alla stregua dei comunisti.
Ingenuamente nel piccolo sondaggio (grazie alle nove anime pie che hanno votato) chiedevo se la giustizia fosse ancora eguale per tutti o meno: dico ingenuamente perché approvato il lodo Alfano, ormai non si hanno più dubbi su questo punto. La giustizia non sarà più uguale per tutti, e lo sarà per legge. Pertanto la domanda va modificata: sì, ma come? Rispetto quale visuale della situazione? Ci sono a mio avviso vari punti di vista, varie vie di modifica: posto che l'articolo 3 della costituzione non ha più molto senso, ossia i cittadini non sono più tutti uguali davanti alla legge, le conseguenze a questo punto possono essere diverse.
In primo luogo può nascere una nuova classe, un'evoluzione diciamo, del cittadino semplice: il megacittadino, o il politicittadino, come preferite. In sostanza si realizza quello che già Orwell nella "Fattoria" aveva teorizzato: ci sono cittadini più uguali degli altri, così come lo erano i maiali. Ci sono cittadini al di sopra della legge, che possono delinquere a loro piacimento senza la paura di venir processati, dal momento che rivestono una delle quattro più alte cariche dello stato, su mandato degli elettori. L'elezione è condizione sufficiente, nonché necessaria, per essere immuni: capito che storia? A saperlo conviene lasciare ingegneria e buttarsi in politica.
Una visione alternativa, di stampo prettamente comunista, è che alla base ci sia un progetto in via di realizzazione: l'accentramento del potere in un'unica figura, il premier, come voleva la P2, di cui Berlusconi ha fatto (e fa) parte. Insomma la tanto criticata democrazia sta andando a puttane, per lasciar posto a: una dittatura? un'oligarchia? uno stato totalitario? un regime di tipo nazi-fascista?
[Che questa visione sia catastrofista? Che siano i comunisti i veri nemici della democrazia, e che siano loro a proporre e diffondere una simile lettura?]
I segnali sono davvero terrificanti: limitazione della libertà di stampa e parola (legge sulle intercettazioni), creazione per legge di una casta di cittadini intoccabili (lodo Alfano), schedatura dei rom/distinzione razziale (decreto sicurezza). Se è così che si vuol far rinascere la democrazia italiana, credo che andrebbe rivista la definizione di democrazia.
Pensateci, se potete riflettete, e ancora meglio passate parola.

sabato 5 luglio 2008

Il ruolo dell'opposizione


- "In questi 18 mesi di governo del centrosinistra noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo per far cadere il governo Prodi" -

La mia riflessione parte dalle parole dette dall'allora On. Fini all'indirizzo dell'On. Berlusconi in seguito al fallimento dell'annunciata "spallata decisiva" al governo Prodi.
Che uno dei politici italiani di maggior peso e spolvero dia una lettura del genere al ruolo dell'opposizione è alquanto rappresentativo, a mio parere, della visione che oramai la stragrande maggioranza degli italiani, politici e non, possiede.
Sono convito che tra maggioranza e opposizione/i vi debbano essere divergenze, anche sostanziali, su come risolvere le problematiche del paese, dal momento che dovrebbero pescare da bacini culturali e ideologici diversi, uno di "destra" e uno di "sinistra". Pertanto differenze, che possono anche sfociare in scontri, è bene che ci siano. Il vero problema sta in come vengono intese tali differenze, se in modo costruttivo o distruttivo. Appare chiaro quale sia il modo di intendere negli ultimi anni da parte di tutta la classe politica.
Ritengo sia invece da richiamare alla luce la funzione originaria della politica, ossia quella di garantire il bene della collettività, anche a scapito di privati o piccole oligarchie o caste. Se questa fosse davvero l'idea che i nostri politici possiedono della politica, allora apparirebbe assolutamente contraddittorio assumere un atteggiamento distruttivo, mentre verrebbe esaltata la visione costruttiva della diversità. 
Senza cadere però, come ha rischiato il Pd e Veltroni, nel perdere questa diversità in nome di un fantomatico quanto sperato dialogo tra le parti: se dialogo si vuol avere, esso può esserci solo tra due posizioni diverse, ma consce delle proprio diversità e fiere delle proprie basi ideologiche; ben diverso da un miscuglio che vorrebbe essere omogeneo, ma è per sua natura eterogeneo e poco conscio di ciò.
Pertanto due sono i piani, uno di seguito all'altro: in primis è necessaria un'ampia riflessione sulla politica (definizione, funzione, competenze), e in seguito una rivisitazione del ruolo dell'opposizione, alla luce dell'idea che ambedue le parti concorrono per lo stesso obiettivo, il bene del paese. Risulta anacronistico, o dovrebbe essere tale, la volontà assoluta di imporre un predominio da parte di una delle due fazioni, senza l'umiltà di riconoscere quanto di buono possano fare anche gli avversari.
Anacronistico perché se la politica vuole rappresentare tutta la collettività, non può pensare di poterlo fare ignorando la visione che una parte di questa ha rispetto alla vita, un'ideologia e una cultura che di fronte alle problematiche assume una posizione differente dalla propria, ma presente nel paese. Ignorarla è segno di grande arroganza, oppure che la politica ha smesso di rappresentare tutti, ma si sta avvicinando a una concezione oligarchica della forma di governo, a scapito della tanto bistrattata democrazia.
E vorrei sottolineare un punto focale: se di riflessione politica si sta parlando, che nessuno si senta escluso, perché la politica non è fatta dai politici, ma è rappresentata da essi, per incarico degli elettori. Pertanto la riflessione va fatta a partire da noi, dal nostro piccolo orto, anche perché i politici di domani sono gli elettori di oggi.
Pensiamo alle nostre piccole discussioni familiari, con la/il ragazza/o magari: come ci poniamo di fronte a una visione diversa dalla nostra dei fatti? Cerchiamo di convincere l'altra/o della nostra posizione, o con pazienza ascoltiamo e ci sforziamo di capire le altrui argomentazioni?
Basterebbe che ognuno di noi riflettesse su queste piccole cose, per sperare di ottenere un cambiamento al vertice, cambiamento tanto necessario per questo paese sull'orlo di una crisi irreversibile (senza voler comunque essere catastrofici...). 
Se un domani vogliamo avere, dobbiamo sforzarci di costruirlo, e non pensare che persone in media di 60-70 anni possano darcelo.
Passate parola.

mercoledì 2 luglio 2008

Informazione

Oggi pomeriggio ho capito meglio che cosa sia il processo Mills:

"Guardate, non è un processo che nasce dalla perfidia delle toghe rosse. Quello è un processo che nasce dal fatto che un giorno l’avvocato Mills, già consulente della Fininvest per la finanza estera, inglese, scrive una lettera al suo commercialista, Bob Drennan. Gli dice: “guarda che mister B. – che sarebbe il nostro presidente del Consiglio – mi ha fatto avere in Svizzera, tramite un suo dirigente, Bernasconi che poi è morto – seicentomila dollari. Me li ha fatti avere in nero, perché quelli sono un regalo in cambio delle mie testimonianze reticenti davanti al tribunale di Milano. Quando sono stato chiamato a testimoniare contro di lui, su di lui, nel processo delle mazzette alla GdF e nel processo dei fondi neri di All Iberian, io non è che proprio ho mentito. Ho fatto lo slalom, ho fatto lo zig zag. Non ho detto tutto quello che sapevo, e l’ho tenuto fuori – dice testualmente Milss al suo commercialista – da un mare di guai”. Questo, in Italia, ma anche in Italia e anche in Inghilterra, si chiama falsa testimonianza perché ha giurato di dire tutta la verità. E se uno in cambio di una falsa testimonianza poi prende dei soldi questa si chiama corruzione giudiziaria del testimone. Perché se corrompi un testimone che deve parlare di te, o lo ricompensi dopo che non ha parlato di te, vuol dire che tu ti sei comprato il processo. Cioè hai fatto in modo che un colpevole venisse assolto mentre era colpevole e meritava un condanna. Quindi, perché noi sappiamo di questa lettera? In fondo è una lettera privata di un cliente a un suo commercialista, direbbe un italiano nella sua mentalità italiana. Attenzione. Qui siamo a Londra. A Londra, il commercialista Drennan, tenuto a regole di comportamento etico strettissime, con un codice deontologico severissimo, letta quella lettera dice: “qui c’è puzza di mazzette. Qui c’è puzza di evasione fiscale”. Che cosa fa? Copre il suo cliente? Ma manco per sogno. Lo denuncia al fisco inglese. Pensate, il commercialista di Mills, pagato da Mills, denuncia Mills al fisco inglese. Parte l’indagine e le carte vengono trasmesse al tribunale di Milano per i reati commessi da quello che gli ha dato i soldi. Secondo Mills, e cioè mister B. Abbiamo quindi la confessione di un ex-consulente della Fininvest. È questo che innesca il processo. Non le toghe rosse… Naturalmente poi Mills, quando scopre che gli hanno trovato la lettera si precipita a Milano, prima dice che è vera, poi smentisce, poi ritratta, poi ritratta la ritrattazione. Ma insomma, fa fede quello che hai scritto quando pensavi che nessuno ti leggesse. A parte il tuo commercialista. Su questo si basa il processo Mills.
[...]
Grazie e passate parola."

Il tutto è tratto dal blog di Marco Travaglio, che vi invito a vedere, nel quale potete trovane, proprio nello stesso video da cui ho tratto questo passo, un'analisi meravigliosa dell'ultimo decreto "blocca processi".
Fa paura la piega che sta prendendo la politica negli ultimi tempi; i tre punti su cui si sta spendendo il massimo dell'energia in questo primo periodo sono discutibili: "blocca processi", "lodo Alfano" e il blocco dell'uso delle intercettazioni. Come dice Travaglio sembrano le prove tecniche di fascismo, o comunque di regime.
Vediamo. Alla prossima.